Il sangue che fa ringiovanire

sangue che fa ringiovanire

Potrebbe sembrare un moderno film di vampiri, ma la trasfusione di sangue giovane può avere l’effetto di ringiovanire il cervello, secondo i ricercatori.

L’esperimento sui topi

O perlomeno, può farlo nei roditori: uno studio della Stanford University School of Medicine ha scoperto che qualcosa nel sangue delle giovani cavie è in grado di ripristinare le capacità cerebrali di esemplari più anziani. Nell’arco di tre settimane, gli scienziati hanno iniettato per otto volte in cavie di 18 mesi il plasma prelevato da animali di soli tre mesi, e poi hanno sottoposto gli esemplari anziani a un set di esperimenti per misurare la loro memoria spaziale. Le cavie hanno avuto risultati decisamente migliori nei test dopo aver ricevuto il sangue giovane.

Con infusione di sangue prelevato da cavie anziane invece non si sono registrati miglioramenti. È come se i cervelli più vecchi si fossero ricaricati con il sangue giovane? Secondo il ricercatore Tony Wyss-Coray. Nel sangue delle giovani cavie ci sono fattori in grado di far funzionare meglio il cervello di un topoanziano. I ricercatori stanno lavorando sodo per capire quali siano questi fattori e in quali tessuti siano presenti. Il gruppo ha scoperto che nell’ippocampo dei topi anziani si formano nuove connessioni, che nel gruppo di controllo sono assenti.

Tutto inizia nell’ippocampo

L’ippocampo è una zona del cervello che gioca un ruolo determinante nella memoria, in particolare nel riconoscimento dei percorsi spaziali. È una zona molto sensibile all’invecchiamento, e con gli anni mostra un declino naturale. In particolari condizioni, ad esempio in presenza della malattia di Alzheimer, questo declino è accelerato fino a rendere impossibile la formazione di nuovi ricordi. Sappiamo che quando topi e persone invecchiano, nell’ippocampo ci sono cambiamenti peggiorativi, secondo lo studioso Wyss-Coray. Fa parte dell’invecchiamento naturale, tutti andiamo in quella direzione.

Non è ancora chiaro se la trasfusione avrebbe lo stesso effetto negli esseri umani, ma i ricercatori sperano di iniziare un trial clinico al più presto. Questo studio segue ricerche precedenti dello stesso gruppo che suggerivano che certi fattori del sangue giocassero un ruolo del declino cognitivo legato all’età. I risultati sono molto interessanti, ma bisogna aspettare che vengano confermati da altri laboratori indipendenti per essere certi del loro valore. E’ importante chiarire che la demenza – che descrive i sintomi di malattie come l’Alzheimer – e il declino cognitivo legato all’età non sono la stessa cosa, e che la demenza non è una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Lo studio è rivolto al declino legato all’età,, e questi risultati potrebbero aprire nuove strade per capire i processi responsabili di alcuni problemi di memoria che si presentano nella vecchiaia.